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Da diversi anni a livello europeo si è posta l’attenzione sui Neet, l’acronimo inglese di “Not in Education, Employment or Training”, ossia giovani non più inseriti in un percorso scolastico o formativo ma neppure impegnati in un’attività lavorativa.
Gli ultimi dati ISTAT rilevano che in Italia nel 2013 oltre 2.435 giovani risultano compresi in questa categoria, vale a dire il 26,0% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni. Dato nettamente superiore alla media europea (15,9%) e secondo solo alla Grecia (28,9%).
Seppure il fenomeno appaia complesso e di difficile soluzione data l’attuale congiuntura economica, diverse sono le iniziative per arginarlo. Vogliamo raccontarne qualcuna.
In ambito europeo è nato lo Youth Guarantee, un piano comunitario che ha stanziato, per i paesi membri più colpiti dalla disoccupazione giovanile, finanziamenti da investire in politiche attive non solo di inserimento lavorativo ma anche di orientamento e formazione. Approvato dai paesi UE nell'aprile 2013, in Italia il piano Garanzia Giovani ha preso il via nel maggio 2014, raggiungendo in tre mesi 147.130 registrazioni al portale.
In casa nostra, il programma AMVA (Apprendistato e Mestieri a Vocazione Artigianale), dedicato ai giovani under 29 con l’obiettivo di creare nuova occupazione nei settori dell’artigianato e della tradizione produttiva italiana, ha esaurito i 3.000 posti di tirocinio retribuito con un anno di anticipo rispetto alle previsioni.
Anche a livello regionale sono molte le iniziative nate, ad esempio il progetto GiovaniSì della regione Toscana, che dal 2011 supporta l’autonomia giovanile in diversi ambiti: dal sostegno all'emancipazione abitativa dalla famiglia d’origine, al potenziamento delle opportunità legate al diritto allo studio, alla formazione e all'inserimento nel mondo del lavoro.
Nonostante la gravità del problema, emerge l’invito ad essere artefici del proprio futuro a cominciare dal presente.