Quante volte occorre piegare un foglio di quaderno affinché lo spessore ottenuto risulti pari alla distanza che separa la Terra dalla Luna? Probabilmente pochissime persone risponderebbero correttamente, ossia solo quarantadue volte. Questo dimostra come
il concetto di crescita esponenziale sfugga alla nostra comune intuizione. Mentre sappiamo agevolmente prefigurarci gli esiti di un processo che si sviluppa in modo lineare,
rimaniamo ogni volta stupiti dagli effetti sorprendenti di una progressione esponenziale. Eppure nei prossimi anni questo tipo di esperienza sarà destinata a divenire sempre più frequente e ordinaria. Alla base di questa affermazione c’è l’ormai famosa
“legge di Mooreâ€, regola empirica del co-fondatore di Intel che, negli ultimi cinquant’anni,
ha previsto e constatato come la tecnologia informatica sia stata in grado di raddoppiare la potenza di calcolo dei suoi sistemi ogni 18 mesi. Una teoria che ognuno di noi avrà almeno una volta verificato direttamente, comprando dopo qualche anno un nuovo cellulare, un computer, una semplice chiavetta USB. È tuttavia sul medio e lungo periodo che questa vertiginosa crescita assume i suoi contorni più sorprendenti. Basti pensare che la capacità di calcolo sviluppata dal costosissimo calcolatore di 32 Kg di peso, alla guida delle missioni Apollo negli anni ‘60, potrebbero essere comodamente contenute nel microchip usa e getta che oggi fa suonare un biglietto di auguri. L’accelerazione ovviamente interesserà un numero di settori sempre crescente. Ad esempio,
eclatanti progressi sono attualmente visibili presso l’industria medica o automobilistica. Perché, come ha affermato Ray Kurzweil, “quando una qualsiasi tecnologia diventa una tecnologia informatica, comincia ad evolvere esponenzialmenteâ€. Intelligenza artificiale, robotica, stampa 3D:
nel giro di pochi anni saremo spettatori di profondi mutamenti sul piano delle relazioni, dei consumi, del lavoro. Esperti come
Larry Downes e Paul Nunes parlano addirittura di
“disruption innovation†, ovvero di
una crescita capace di sovvertire in poco tempo le regole acquisite, dove non saranno importanti tanto l’abilità previsionale, quanto le capacità di reazione alla sorpresa e allo spiazzamento. Malgrado nel prossimo futuro la legge di Moore dovrà fare i conti con i limiti fisici della materia stessa, che non permetteranno, almeno con la stessa facilità , il processo di miniaturizzazione dei microchip (ormai diventati nanochip),
la rapidità di cambiamento e di riorganizzazione sarà senza dubbio
tra gli aspetti più sfidanti della società del domani. In questa prospettiva,
un pensiero va rivolto di dovere
al concetto di formazione: se la realtà cambierà con un ritmo così vertiginoso, che senso avrà istruire le nuove generazioni su saperi e professioni che nell’arco di pochi anni potrebbero già risultare obsoleti? Probabilmente
la missione delle nostre scuole e università diventerà quella di
insegnare ai nostri figli
l’arte di un apprendimento e adattamento il più rapido possibile.