la diversità come vantaggio competitivo
Restano indietro le aziende omologanti e discriminanti
All’interno di contesti sociali sempre più complessi e disomogenei, dimostrano di avere una marcia in più le aziende che rappresentano al proprio interno la “diversity” e sono capaci di metterla in risalto quale fattore di empowerment organizzativo: ogni risorsa ha la possibilità di esprimere al massimo il proprio potenziale, realizzandosi professionalmente e nel contempo generando benefici per l’intero sistema.
Per questo appare sempre più diffusa nelle imprese il diversity management, attività finalizzata a riconoscere, gestire e valorizzare ogni forma di diversità, sia essa di genere, età, carico familiare (figli, genitori, o altri familiari anziani o malati a carico), orientamento sessuale, fisica, etnica o religiosa.
Il riconoscimento del valore della differenza ha un impatto positivo sul clima aziendale, creando un ambiente più inclusivo e stimolante per tutti, in grado di generare cambiamento e innovazione.
L’indagine, condotta da Diversity Lab e Focus Management, che misura la capacità di inclusione dei brand nella percezione dei consumatori attraverso il Diversity Brand Index (DBI), attesta che l’80% della popolazione preferisce marchi attenti alle differenze, mentre supera il 70% la propensione a consigliare brand inclusivi (Net Promoter Score), con evidenti ricadute sulla buona reputazione dell’azienda. Infine il vantaggio economico delle aziende sensibili in tema di diversity, corrisponde al 17% in più di ricavi annui.
Per la maggior parte delle aziende la strada da percorrere è ancora lunga: occorre adottare un nuovo paradigma culturale e attivare concrete politiche a sostegno dell’inclusione e contro ogni forma di discriminazione.